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FALKLAND, Dimenticare la guerra con le crociere.

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  • FALKLAND, Dimenticare la guerra con le crociere.

    Fate le crociere, non fate la guerra. Si può riassumere così il presente delle Isole Falkland, arcipelago di 700 isole dell’Atlantico meridionale, teatro del conflitto anglo-argentino del 1982. A guerra finita, la rivalità tra britannici e argentini è rimasta accesa nel tempo, a tal punto che i sudamericani si rifiutano ancora oggi - a ventisette anni di distanza - di chiamare le isole col loro nome inglese, preferendo il termine Malvinas. Lì, dove caddero in battaglia quasi mille militari, oggi è tornata non solo la pace, ma anche un’inattesa prosperità per un popolo (all’ultimo censimento, datato 2005, gli abitanti erano poco più di 3.000) che fino a pochi anni fa ha vissuto quasi esclusivamente di pesca e allevamento. Il merito dell’inattesa ripresa economica è dovuto in larghissima parte all’inserimento delle Falkland negli itinerari delle piccole e grandi compagnie di crociera. Dieci anni fa ci furono i primi timidi tentativi: qualche rapido scalo, giocando sulla notorietà dell’isola. Ma anche strutture ricettive non ancora all’altezza e poca dimestichezza col turismo di massa. Poi l’impennata che ha portato nell’arco di un decennio a una crescita dei visitatori via nave del 218%.

    Nell’ultima stagione, che va dall’ottobre 2008 ad aprile di quest’anno, sono state 62.600 le persone a mettere piede nell’arcipelago, 105 le navi ad attraccare nella capitale Stanley e dintorni. Il 6 febbraio scorso c’è stato un record giornaliero di 4.053 visitatori, vale a dire che quel giorno i turisti erano mille in più rispetto agli abitanti. Si scende sulle isole per visitare i luoghi della memoria, ma anche per apprezzare luoghi difficilmente accessibili come West Point Island e Saunders Island. Dalla capitale Stanley si prosegue invece per Gypsy Cover e Bluff Cove. I nomi da questa parte dell’Atlantico dicono poco. Qualcosa di più fanno capire le cifre: il 98% dei visitatori considera le Falkland una tappa “eccellente” per chi sceglie una crociera in Sudamerica. Inoltre, sono in crescita i numeri di chi decide di fermarsi oltre il limite imposto dalle compagnie: ogni anno 2.800 turisti si intrattengono nell’arcipelago per almeno una settimana. Le compagnie che servono l’isola, una manciata fino a pochi anni fa, sono ora 35 tra crociere e spedizioni. I loro clienti, toccando terra, diventano clienti anche dell’economia locale, spendendo cifre totalmente inattese tra tour guidati, shopping, cibo e pernottamenti: in totale fanno 3 milioni di sterline.

    Denaro che è servito a migliorare i servizi e le strutture, come sottolineato da Jake Downing, dell’ufficio del turismo delle Falkland: «Stiamo facendo fruttare le entrate, che saranno sempre di più se il trend continuerà a essere positivo. Nei piani crocieristici per la stagione 2009-201 sappiamo già che ci sarà un incremento della movimentazione dell’1%. Sembra poco, ma ricordiamoci che il mondo è in piena crisi». «Le crociere servono anche per far parlare di noi. Chi torna chiacchiera delle proprie vacanze con amici e parenti. Non sarà un caso che da quando sono aumentate le toccate delle crociere è aumentato anche il turismo indipendente o legato ad altri tipi di viaggi (Stanley, ad esempio, ha un aeroporto internazionale, ndr)». «Ora dobbiamo consolidare la crescita, farci trovare pronti quando il mercato risalirà e la gente viaggerà ancor di più». Finita l’era degli incrociatori tocca alle navi da crociera. Addio alle armi, insomma. Il futuro, da queste parti, si chiama turismo.

    Fonte Shippingonline
    Stefano Sabelli Amministratore di Crocierista.com
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