I ministri firmano l’attesa legge che gli Armatori non volevano
ISOLA DEL GIGLIO - Il ministro dei Trasporti e quello dell’Ambiente hanno firmato un atteso decreto legge che punta a evitare il ripetersi di incidenti in mare come il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio. Lo ha reso noto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Il cosiddetto «decreto rotte» - che deve applicare quanto previsto, ma mai realizzato, da una legge del 2001 sul trasporto marittimo - prevede tra l’altro che le navi di stazza superiore alle 500 tonnellate non possano avvicinarsi a meno di due miglia dai confini delle aree marine protette, dice un comunicato del ministero. Saranno quindi vietati nelle zone di pregio ambientale, i famosi «inchini», come quello che ha causato il naufragio del Giglio. Il limite delle due miglia, precisa il comunicato, potrà comunque variare su disposizione delle capitanerie di porto «per assicurare l’accesso e l’uscita dai porti e per garantire la sicurezza della navigazione». Clini, per parte sua, ha definito il testo «un po’ di più che un decreto anti-inchini, è una norma quadro la cui gestione spetta alle autorità marittime». «Abbiamo dato i criteri per la sicurezza della navigazione in aree sensibili e vulnerabili dal punto di vista ambientale», ha detto il ministro. La nuova normativa impone anche regole più severe per il trasporto di carichi all’interno del cosiddetto «santuario dei cetacei», tra Sardegna, Liguria e Francia. Nel dicembre scorso una nave della Grimaldi perse infatti circa 200 bidoni di sostanze inquinanti a causa di una tempesta improvvisa al largo di Livorno, nell’area del «Santuario». Il decreto vieta anche alle navi di oltre 40 mila tonnellate - i cosiddetti «condomini galleggianti» - di accedere al Canale della Giudecca e al bacino di San Marco a Venezia, ma solo da quando l’autorità portuale avrà reso praticabili altri percorsi. La Costa Concordia aveva una stazza di 114mila tonnellate. «Inoltre, l’Autorità marittima, sentita l’Autorità portuale, definirà all’interno di tutte le acque lagunari la distanza minima di sicurezza per le navi, sempre sulla base della stazza lorda», dice il comunicato. Il decreto è stato firmato dal ministro dell’Ambiente a fine gennaio, ma è rimasto per circa un mese all’esame dei tecnici del ministero dei Trasporti. Secondo una fonte governativa a conoscenza del dossier, a rallentare l’emissione del decreto - che pure era stato annunciato come imminente subito dopo il naufragio della Concordia, il 13 gennaio - sarebbero state le pressioni degli armatori. Nelle scorse settimane le compagnie di navigazione avevano ipotizzato solo un accordo volontario in materia. E anche Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Wwf hanno incontrato all’isola del Giglio il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: «Soddisfatti, ma occorre includere nel nuovo Regolamento sulle rotte anche le isole minori».
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ISOLA DEL GIGLIO - Il ministro dei Trasporti e quello dell’Ambiente hanno firmato un atteso decreto legge che punta a evitare il ripetersi di incidenti in mare come il naufragio della Costa Concordia all’Isola del Giglio. Lo ha reso noto il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Il cosiddetto «decreto rotte» - che deve applicare quanto previsto, ma mai realizzato, da una legge del 2001 sul trasporto marittimo - prevede tra l’altro che le navi di stazza superiore alle 500 tonnellate non possano avvicinarsi a meno di due miglia dai confini delle aree marine protette, dice un comunicato del ministero. Saranno quindi vietati nelle zone di pregio ambientale, i famosi «inchini», come quello che ha causato il naufragio del Giglio. Il limite delle due miglia, precisa il comunicato, potrà comunque variare su disposizione delle capitanerie di porto «per assicurare l’accesso e l’uscita dai porti e per garantire la sicurezza della navigazione». Clini, per parte sua, ha definito il testo «un po’ di più che un decreto anti-inchini, è una norma quadro la cui gestione spetta alle autorità marittime». «Abbiamo dato i criteri per la sicurezza della navigazione in aree sensibili e vulnerabili dal punto di vista ambientale», ha detto il ministro. La nuova normativa impone anche regole più severe per il trasporto di carichi all’interno del cosiddetto «santuario dei cetacei», tra Sardegna, Liguria e Francia. Nel dicembre scorso una nave della Grimaldi perse infatti circa 200 bidoni di sostanze inquinanti a causa di una tempesta improvvisa al largo di Livorno, nell’area del «Santuario». Il decreto vieta anche alle navi di oltre 40 mila tonnellate - i cosiddetti «condomini galleggianti» - di accedere al Canale della Giudecca e al bacino di San Marco a Venezia, ma solo da quando l’autorità portuale avrà reso praticabili altri percorsi. La Costa Concordia aveva una stazza di 114mila tonnellate. «Inoltre, l’Autorità marittima, sentita l’Autorità portuale, definirà all’interno di tutte le acque lagunari la distanza minima di sicurezza per le navi, sempre sulla base della stazza lorda», dice il comunicato. Il decreto è stato firmato dal ministro dell’Ambiente a fine gennaio, ma è rimasto per circa un mese all’esame dei tecnici del ministero dei Trasporti. Secondo una fonte governativa a conoscenza del dossier, a rallentare l’emissione del decreto - che pure era stato annunciato come imminente subito dopo il naufragio della Concordia, il 13 gennaio - sarebbero state le pressioni degli armatori. Nelle scorse settimane le compagnie di navigazione avevano ipotizzato solo un accordo volontario in materia. E anche Greenpeace, Legambiente, Marevivo e Wwf hanno incontrato all’isola del Giglio il ministro dell’Ambiente Corrado Clini: «Soddisfatti, ma occorre includere nel nuovo Regolamento sulle rotte anche le isole minori».
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