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Cantieri navali a secco di ordini

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  • Cantieri navali a secco di ordini

    Cresce, nei primi sei mesi dell'anno, la flotta mercantile italiana (+4%), mentre è sempre più allarmante la situazione dell'industria cantieristica in Italia ed Europa: il settore rischia di crollare, avviandosi, secondo le stime più recenti, a perdere 300mila posti di lavoro entro la fine del 2010 (20mila, indotto compreso, solo sul territorio italiano), a seguito della stretta delle commesse durante i mesi della crisi globale e sotto la crescita della capacità produttiva dei cantieri cinesi e del far Est.
    Alla fine del 2009 la flotta mercantile italiana, con 15,8 milioni di tonnellate di stazza lorda, ha registrato un aumento dell'8,7% rispetto al 2008. Nei primi sei mesi del 2010, secondo le prime stime di Confitarma, la flotta conferma il trend di crescita con un ulteriore aumento del 4%, per una consistenza complessiva di circa 16,3 milioni di tonnellate di stazza lorda. A trascinare questo dato sono soprattutto le consegne di navi ordinate nel periodo precedente al default economico mondiale. La crisi scoppiata a fine 2008, protrattasi per tutto il 2009 e, in parte, nel 2010 ha portato a un blocco degli ordini a livello internazionale. Anche perché quelli già perfezionati in precedenza, cioè nel periodo del boom dello shipping, concorrevano a determinare un eccesso di offerta di navi, in un momento il cui il mercato stava rallentando e gli armatori arrivavano a fermare le unità in attività. Molte società di navigazione hanno annullato ordini già avviati; le compagnie italiane, però, hanno registrato pochissime cancellazioni e, più che altro, hanno contrattato posticipazioni delle consegne.
    Nondimeno, le ricadute della situazione mondiale hanno avuto seri contraccolpi sulla cantieristica, segnatamente su quella europea che si concentra soprattutto su navi da crociera, traghetti per merci e passeggeri, mezzi specializzati per industria offshore e lavoro in mare e navi militari.
    L'industria navale in Europa occupa direttamente 130mila addetti, che salgono ad oltre 500mila considerando l'intera supply-chain. Per l'Italia l'occupazione diretta è di circa 12mila unità e di oltre 55mila quella complessiva.

    Il settore, secondo quanto emerge dai dati raccolti dell'ufficio studi di Fincantieri, «è stato pesantemente colpito dalla crisi economica globale e il forte calo degli ordinativi (-80 %) ha accentuato gli squilibri strutturali dovuti alla forte crescita della capacità produttiva da parte degli operatori di paesi come Cina e Corea e ha favorito l'impiego di pratiche distorsive da parte dei concorrenti del Far East». Ad oggi, rileva Fincantieri, «oltre 100mila posti di lavoro sono già stati toccati dalla crisi in Europa (quasi 10mila in Italia) e, in mancanza di un'inversione di tendenza il loro numero potrebbe salire entro l'anno a quasi 300mila (20mila in Italia)».
    Per contro, nei primi cinque mesi dell'anno, gli ordini per nuove costruzioni nei cantieri cinesi hanno registrato un boom, passando da 1,1 milioni di tonnellate tra gennaio e maggio del 2009 (quando le commesse erano falcidiate dalla crisi) a 19,6 milioni nello stesso periodo del 2010. Inoltre, nei primi cinque mesi dell'anno, gli ordini acquisiti dai cinesi sono stati il 48,7% del totale mondiale e le navi completate nel periodo sono cresciute del 94% a 23,6 milioni di tonnellate.
    Per raddrizzare la situazione in Italia ed Europa, «ci aspettiamo – afferma l'ad di Fincantieri, Giuseppe Bono – interventi, nel senso di aiuti alla ricerca e all'innovazione tecnologica, e che vengano adottate opportune misure per lo svecchiamento del parco traghetti». Non a caso i presidenti di 33 Regioni europee che ospitano cantieri navali, dopo una riunione tenutasi in aprile, hanno chiesto alle istituzioni Ue, con un documento unitario, un pacchetto di misure per salvare il settore. In particolare, stimoli alla domanda attraverso incentivi ed eco bonus per rinnovare la flotta, soprattutto di traghetti; misure europee di aiuto al settore e provvedimenti contro la concorrenza sleale dal far East; accesso al credito con schemi e strumenti di finanziamento per il settore; promozione di ricerca e innovazione e, infine, tutela, da parte degli Stati Ue, dei livelli occupazionali nella cantieristica.

    Fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/economia ... d=AYbJ1o2B
    Vincenzo Ameglio Deputy Administrator
    www.vincenzoameglio.it
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