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Fincantieri

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  • #16
    Re: Fincantieri

    Il fatto è che Palermo non ha arree sufficienti x espandersi, anzi il contrario... pensa che il Cantiere di Monfalcone è il più grande del Mediterraneo con 753.000 metri quadri e l'unico con una linea scafo di un paio di km in linea retta.
    Matteo Martinuzzi, storico navale

    http://liners.splinder.com/?from=41
    http://bibliogo.ccm.it/index.php?page=V ... &id=704304
    http://turistipercaso.it/monfalcone/video/10/

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    • #17
      Re: Fincantieri

      incredibile...questo non lo sapevo

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      • #18
        Re: Fincantieri

        Per la precisione la linea scafo del cantiere di Monfalcone è lunga 1.350 metri con al suo terminale il bacino di costruzione 350x56 metri. Dal 2009 è attiva una nuova area di prefabbricazione longitudinale alla linea scafo dodata con le gru a cavaliere più potenti al mondo (1.000 t. di portata). Questo è uno dei gioelli tecnologici del cantiere di Monfalcone in sieme alla nuova pane-line, la nuova officina automatizzata. Questi grandi investimenti permettono oggi al cantiere di Monfalcone di costruire in bacino una nave da 115.000 tsl in sei mesi. Ecco tornando a Palermo possiamo dire che Monfalcone è anni luce avanti...
        Matteo Martinuzzi, storico navale

        http://liners.splinder.com/?from=41
        http://bibliogo.ccm.it/index.php?page=V ... &id=704304
        http://turistipercaso.it/monfalcone/video/10/

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        • #19
          Re: Fincantieri

          Palermo: incendio nel cantiere

          Tre intossicati dal fumo nell’incendio che nel primo pomeriggio, cinque minuti dopo le 14, ha interessato lo stabilimento di Fincantieri a Palermo. Fiamme e una densa nube di fumo si sono sprigionati dalla piattaforma in costruzione «Scarabeo 8», ormeggiata all’interno del bacino industriale del porto di Palermo, dove lavorano tra le ottocento e le mille tute blu tra diretti e indotto. La struttura è stata immediatamente evacuata tra l’apprensione generale. Il rogo si è generato sul ponte principale all’interno del vano ascensore in prossimità di un quadro elettrico. Le operazioni, coordinate dalla Capitaneria di porto di Palermo, hanno visto l’impiego di motovedette e mezzi terrestri della Guardia costiera.

          Sono stati prontamente allertati i vigili del fuoco, intervenuti con diverse squadre e mezzi terrestri che hanno individuato il luogo dell’incendio, controllandolo ed estinguendolo con l’ausilio dei rimorchiatori del porto di Palermo e delle squadre di guardie ai fuochi della Fincantieri. Intossicati tre operai che si trovavano nella zona interessata dall’incendio, subito trasferiti con ambulanze del 118 in strutture ospedaliere.

          In corso ulteriori accertamenti per valutare l’accaduto. «Adesso vogliamo capire cos’è successo e se c’è un problema di sicurezza», ha detto Francesco Foti della Fiom Cgil. Fissato un incontro tra i sindacati e la direzione di Fincantieri.

          da: http://shippingonline.ilsecoloxix.it/
          Vincenzo Ameglio Deputy Administrator
          www.vincenzoameglio.it

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          • #20
            Re: Fincantieri

            Allarme per il piano industriale
            da shippingonline

            «È inaccettabile la notizia apparsa di un fantomatico piano di ristrutturazione di Fincantieri, con interventi di tagli e chiusure draconiani», ed è «irrituale e gravissimo che si utilizzi la stampa per comunicare, peraltro in modo dettagliato, l’esistenza di un piano industriale pesantissimo (2.500 esuberi e chiusura di due cantieri) e non le sedi naturali quali i tavoli sindacali e istituzionali». Lo afferma in una nota Emilio Lonati della Fim-Cisl.
            «C’è da chiedersi anche chi ha voluto in questa maniera seminare panico e tensione tra i lavoratori, dopo che proprio ieri si sono verificati preoccupanti incidenti a Napoli nel corso di una manifestazione dei lavoratori Fincantieri», prosegue il sindacalista, secondo il quale «le scelte aziendali, se confermate, confliggerebbero nettamente con precisi impegni assunti da Fincantieri stessa, con l’accordo di Gruppo del 2009, in ordine alla garanzia del mantenimento di tutti gli attuali cantieri e all’utilizzo di strumenti di solo tipo congiunturale per affrontare la presente fase di criticità produttiva. Quanto sta accadendo, visto che Fincantieri è un’importante società pubblica, interamente controllata dallo Stato, e non una spregiudicata multinazionale sudamericana, è a maggior ragione grave, e va respinto. Esigiamo delle spiegazioni immediate, per questo nelle prossime ore chiederemo un incontro a Fincantieri e al governo», conclude Lonati.
            Vincenzo Ameglio Deputy Administrator
            www.vincenzoameglio.it

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            • #21
              Re: Fincantieri

              l'idea che il cantiere a due passi da casa chiude, mi viene il mal di mare.

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              • #22
                Re: Fincantieri

                Originariamente inviato da 7325
                l'idea che il cantiere a due passi da casa chiude, mi viene il mal di mare.
                Vedi Carlo, io non c'entro per niente con il settore cantieristico, ma l'idea che Costa non ordini più le sue navi a Fincantieri, mi fa venire la pelle d'oca pensando alla crisi che ci sarà per questo comparto.
                Speriamo in una soluzione alternativa.
                Ciao
                Ivana
                -----------------------------------

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                • #23
                  Re: Fincantieri

                  Articolo riportato da Shippingonline, per far capire la grave situazione dei nostri cantieri.
                  ge > Armatori e Cantieri > RETROSCENA FINCANTIERI
                  20 settembre 2010
                  RETROSCENA FINCANTIERI
                  scajola in campo, nel pdl
                  È caccia alla “spia”

                  Roma. «Non ci credo. Ma sono impazziti?». Chi fosse l’interlocutore, dall’altra parte del telefono, non è dato saperlo. Ma di fronte ai maxi-tagli ipotizzati in Fincantieri - azienda controllata dallo Stato attraverso Fintecna, che a sua volta fa capo al ministero dell’Economia retto da Giulio Tremonti - la reazione dell’ex ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola, è tranciante. Il giorno dopo, richiesto di un’opinione, prima oppone un «no comment», poi abbassa leggermente la guardia: «Per me è un fulmine a ciel sereno. Lo scenario, certo, è difficilissimo, se pensiamo che il più grande cantiere d’Europa, in Finlandia, ha lavoro solo per qualche settimana. Ma Fincantieri ha retto al meglio l’impatto della crisi, perché, a cominciare dall’amministratore delegato Giuseppe Bono, ha ottimi manager».

                  Un fulmine a ciel sereno, dice Scajola. Tanto più che, ancora ministro, si era speso non poco per l’azienda, che in Liguria, il suo feudo, ha tre presidi: Sestri Ponente, Riva Trigoso, Muggiano. Il primo sarebbe destinato a un forte ridimensionamento, il secondo alla chiusura. Indenne almeno il terzo. Scajola si era mosso dopo i ripetuti allarmi lanciati da Bono, negli ultimi due anni, sulla salute della cantieristica italiana, e aveva fornito garanzie sul sostegno del governo: ordinativi per navi militari e tutte le iniziative possibili per fronteggiare la crisi globale. E difatti Bono aveva potuto pronunciare parole tranquillizzanti: «Finché ci sono io non si chiude niente e non si manda gente a casa».

                  Qualcosa, o qualcuno, ha radicalmente modificato le cose. Allora, pur ridotto al rango di semplice parlamentare, Scajola si farà sentire? La risposta alla domanda è sibillina: «Per tutta la settimana sono a Roma...». Oltre non va, l’ex ministro. Ma implicitamente la risposta è sì. E dal suo entourage arriva qualche dettaglio in più: se non incontri, altre telefonate partiranno.

                  La prima cosa da fare, però, sarà mettere a fuoco come e perché il piano “lacrime e sangue” sia trapelato in modo dissennato. Per provare a capire bisogna fare un passo indietro. Il riassetto, articolato in tre opzioni - quella diventata di pubblico dominio è la più pesante - è stato studiato da uomini Fincantieri provenienti dalla McKinsey, una delle più note società di consulenza manageriale, e presentato all’azionista Fintecna. Rumor ne circolavano, ma le copie del piano industriale erano custodite nelle sedi dell’azienda e del suo azionista. Dunque: o è uscito dall’una o dall’altro. Stante il disinteresse di Fincantieri ad alzare polveroni, gli indizi portano a Fintecna. Il cui timoniere, Maurizio Prato, assicura, però, di essere «completamente all’oscuro».

                  Il fatto, tuttavia, resta. L’obiettivo? Uno può essere quello di far affondare il piano mentre è in gestazione, scatenando una reazione preventiva. Un altro è quello di scagliare il sasso in piccionaia e vedere l’effetto che fa. Insorgono un po’ tutti, certo, però si comincia a discutere sul serio di un tema - la riorganizzazione della struttura produttiva di Fincantieri - che si trascina da anni. Con azienda e azionista che partono “sparando alto” per trarre, dal successivo negoziato con i sindacati, un compromesso accettabile.

                  Ma c’è di più, perché sullo sfondo stagliano le scelte strategiche relative al posizionamento territoriale del gruppo navalmeccanico. Il Nord-Est, al riparo dell’asse Lega-Tremonti, non viene sfiorato, mentre per Castellammare - destinato alla chiusura - ci sarebbe già un’intesa sulla riconversione dell’area in un porto turistico. Per la Liguria, invece, nessun paracadute. La “regione rossa” paga il conto più salato.

                  Da questo punto di vista, la caduta di Scajola comincia a dispiegare le sue conseguenze: nel governo non c’è alcuno che abbia il peso necessario per tutelare gli interessi liguri. Non il sottosegretario Belsito, che pure siede nel consiglio di Fincantieri (ancorché autosospesosi per un’incompatibilità se non giuridica, certo di opportunità politica) e neanche il sottosegretario Sonia Viale. Entrambi leghisti, sono stati voluti nella stanza dei bottoni da Umberto Bossi, ma certo non con il compito di disturbare il manovratore Tremonti, al quale le scelte finali andranno comunque ricondotte, visto che al suo dicastero fanno riferimento i controlli azionari di Fintecna e Fincantieri. Così, per difendere le posizioni liguri, considerato anche lo scarso peso del Pdl genovese, paradossalmente resta ancora Scajola. Il quale, appunto, si farà sentire. Ma non si sa con quale forza di persuasione.

                  Una sponda dovrebbe trovarla fra coloro che, nel governo e nella maggioranza, si pongono non tanto il problema di abbandonare la Liguria al suo destino, quanto quello di non aggiungere alle difficoltà attuali anche un taglio, fra diretto e indotto, di 7.500 posti di lavoro. La responsabilità ricadrebbe per intero sul centrodestra, provocando un’ulteriore accelerazione al calo di consensi prodotto dalle rovinose guerre intestine. Questo argomento più di altri starebbe facendo breccia in Silvio Berlusconi, già costretto da sondaggi poco favorevoli a riporre la sua voglia urne per dirimere lo scontro con il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

                  E qui si incastona un terzo scenario sul perché sia avvenuta la fuga di notizie. Fra alcuni fedelissimi del premier, il sospetto è che possa trattarsi di un pesante gioco politico, nel quale il riassetto di Fincantieri è solo lo strumento utilizzato per colpire Berlusconi e il prolungarsi del suo interim allo Sviluppo economico, assunto dopo le dimissioni proprio di Scajola.

                  La questione sta alimentando la rovente polemica sollevata dalle opposizioni, però nei dintorni di Palazzo Grazioli, residenza romana del premier, il sospetto è che la minoranza non c’entri un bel niente e che il caso-Fincantieri nasca da “fuoco amico”. Così, c’è chi parla di ambienti finiani - ricordando che Maurizio Prato, il numero uno di Fintecna, è indicato in quota An - e chi pensa a un brutto tiro di Tremonti, che continuerebbe la sua personalissima partita per succedere al premier. Ma queste sono solo illazioni.

                  LUIGI LEONE

                  © riproduzione riservata
                  Ivana
                  -----------------------------------

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                  • #24
                    Re: Fincantieri

                    Inumeri della crisi: Fincantieri, verso la cassa in 2.200

                    Entro metà 2011 saliranno dagli attuali 800 a 2.200 unità i lavoratori di Fincantieri in cassa integrazione. Sono questi i numeri illustrati oggi dall’azienda ai sindacati nell’incontro che si è svolto sui carichi di lavoro nel 2011. «Adesso sono circa 800 i lavoratori in cig e entro metà 2011 la cassa interesserà 2.200 persone», ha spiegato il segretario generale della Uilm Campania Giovanni Sgambati, precisando che i cantieri più esposti sono quello di Castellammare di Stabia e quello di Ancona, ciascuno con oltre 500 persone in cig previste; gli altri cantieri in cui sarà distribuita la cig sono Monfalcone, Muggiano, Riva Trigoso e Palermo.

                    Per quanto riguarda la questione dei pattugliatori, invece, «rimane ancora un’incognita, ma anche se va tutto a buon fine - ha spiegato Sgambati - non saranno cantierabili prima di settembre». «Per Castellammare questo significherebbe il quasi totale blocco del cantiere e per noi è inaccettabile. - ha sottolineato il sindacalista campano - Bisogna trovare una soluzione che permetta il non totale arresto del cantiere. In parte Fincantieri ha risposto con minime possibilità di trasferte, ma questo non è sufficiente, va trovata una soluzione per una maggiore distribuzione. Inoltre è stato chiesto all’azienda di trovare una disponibilità economica per i lavoratori che sono da più tempo in Cig».

                    In Liguria la cassa toccherà 218 lavoratori del cantiere di Riva Trigoso e 323 lavoratori del cantiere di Sestri Ponente.

                    http://shippingonline.ilsecoloxix.it/p/ ... risi.shtml
                    ??? Erika ??? Moderatrice Globale di Crocierista.com

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